Novità Terapeutiche 2018 sugli Acufeni

Congresso Nazionale AMMI

5 Maggio 2018, CNR di Bologna, Via Gobetti 101

In considerazione dell’elevata prevalenza dell’acufene e del suo potenziale effetto significativo sulla qualità della vita, nel 2014 l’American Academy of Otolaryngology – Head and Neck Surgery ha definito le linee guida di riferimento basate sull’evidenza per i clinici che trattano l’acufene.

Le linee guida americane raccomandano di educare i pazienti a una serie di strategie di gestione adeguate (contro quelle inappropriate); di consigliare una valutazione per gli apparecchi acustici ai pazienti con perdita di udito documentata, con un’opzione per la terapia del suono; di consigliare la terapia cognitivo-comportamentale ai pazienti con acufene persistente e fastidioso. Le linee guida stesse, d’altra parte, sconsigliano l’assunzione di antidepressivi, anticonvulsivanti, ansiolitici o farmaci intratimpanici per il trattamento di routine; e sconsigliano l’assunzione di ginkgo biloba, melatonina, zinco o integratori dietetici; come sconsigliano anche la stimolazione magnetica transcranica e l’agopuntura.

In Europa, invece, la COMiT Initiative rileva che oltre 70 milioni di persone soffrono di acufeni e che circa 7 milioni di persone la considerano una condizione debilitante. L’Unione Europea quindi ha approvato nel 2014 il finanziamento del COST Action TINNET per creare un network di ricerca internazionale che predisponesse entro il 2018 un protocollo condiviso multidisciplinare (linee guida) di gestione clinica per la diagnosi e il trattamento dell’ acufene. I lavori sono approdati alla fase conclusiva e attendiamo la pubblicazione delle linee guida europee.

L’obiettivo principale di queste linea guida è uniformare la valutazione e il trattamento dei pazienti adulti con acufene soggettivo. Le linea guida dovrebbero servire come strumento di supporto per il processo decisionale condiviso con i pazienti e per facilitare l’assistenza personalizzata.

Il confronto multidisciplinare ha rilevato che il profilo uditivo e l’acufenometria sono requisiti minimi per valutare i pazienti; ma sono necessarie anche misure aggiuntive, come i questionari di valutazione degli aspetti psicologici.

Le comorbidità psicologiche di depressione, ansia, insonnia e deterioramento cognitivo (le più comuni) disabilitano il 10-50% dei pazienti che soffrono di acufene. Trascurare la valutazione delle comorbidità dell’acufene perciò può vanificare gli sforzi orientati a sviluppare nuovi farmaci efficaci per la cura dell’acufene.

Gli studi genetici ed epigenetici sugli acufeni nell’uomo sono appena all’inizio. Gli studi di concordanza tra gemelli sono un primo passo essenziale per definire l’ereditabilità degli acufeni. In una seconda fase, una selezione accurata dei soggetti – basata su fenotipizzazione – dovrebbe facilitare l’identificazione dei geni coinvolti nella resilienza all’acufene o nello sviluppo dell’acufene. La caratterizzazione molecolare degli acufeni dovrebbe migliorare la comprensione dei percorsi e delle reti che ne regolano l’insorgenza, ma dovrebbe anche chiarire i processi fisiologici coinvolti, portando allo sviluppo di nuovi trattamenti farmacologici.

Un sottotipo particolare di acufene si correla alla malattia di Meniere, che è una condizione clinica eterogenea, caratterizzata da sordità neurosensoriale, sintomi vestibolari episodici e – appunto – acufeni associati a varie comorbidità, come l’emicrania o i disturbi autoimmuni. In futuro saranno necessari studi ulteriori per fenotipizzare meglio queste varianti cliniche e per comprendere meglio i diversi fattori eziologici che contribuiscono alla malattia di Meniere e per sviluppare nuovi trattamenti.

Le ultime proposte terapeutiche per l’acufene con modulazione somatosensoriale prevedono la stimolazione bimodale (con stimoli sonori nell’orecchio e stimoli somatosensoriali inviati alla cervicale), finalizzata a desincronizzare i circuiti centrali e, in particolare, il nucleo cocleare dorsale.