Perdita dell’udito

Cos’è l’ipoacusia?

Oltre 7 milioni di italiani hanno un deficit dell’udito. Il sintomo deve essere preso in seria considerazione perché studi recenti hanno evidenziato un legame tra deficit dell’udito e demenza: le persone con calo dell’udito (ipoacusia) vanno incontro a un rischio maggiore di sviluppare forme di demenza.

Il pericolo di decadimento cognitivo è direttamente proporzionale al livello di ipoacusia: può aumentare fino a 5 volte nei casi più gravi di sordità e, per ogni peggioramento dell’udito di 10 decibel, si registra una crescita del rischio di demenza di circa 3 volte.

Sulle possibili cause comuni di ipoacusia e demenza, sono state avanzate varie ipotesi:

Presenza degli stessi meccanismi patogenetici neurodegenerativi riconosciuti in alcune forme di demenza, come la malattia di Alzheimer, che potrebbero essere alla base di alterazioni centrali del sistema uditivo.
Maggiore sfruttamento delle risorse cognitive a carico dell’udito (diminuito o perduto), rendendo così la persona più vulnerabile alla demenza.
Isolamento sociale, che rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio per l’insorgenza della demenza. È strettamente associato all’ipoacusia perché il deficit uditivo comporta una diminuzione del desiderio di uscire e di farsi coinvolgere in relazioni sociali, lavorative e affettive.

Come curare la perdita dell’udito?

Oggi possiamo correggere il deficit uditivo e ritardare l’invecchiamento cognitivo usando apparecchi acustici, grazie anche ad una maggiore attenzione verso la prevenzione e l’identificazione precoce della sordità.

L’età media dei portatori di apparecchi acustici in Italia è 74 anni mentre in Europa è 60,5. La sanità pubblica eroga agevolazioni e contributi per i cittadini con problemi di udito con invalidità civile riconosciuta, tra cui la fornitura e la riparazione gratuita della protesi acustica e sussidi (invalidità al 34%), esenzione dal ticket per chi é riconosciuto con invalidità civile al 67%, o affetto da sordità congenita.